giovedì 10 settembre 2009

13. I russi

Fino al VIII secolo la steppa della futura Russia è abitata da popolazioni tribali slave, che sono accomunate dalla lingua. Esse non conoscono la proprietà privata, né la gerarchia sociale e vivono in modo egalitario. Tendono a spostarsi verso le più fertili terre del sud, che sono però anche contese da altre popolazioni: Scìti, Sàrmati, Unni, Avari e Càzari. Nella seconda metà del IX secolo, dalla Svezia scendono i varèghi, un ramo vichingo, che si integra con le popolazioni locali e le induce ad organizzarsi e a darsi una parvenza di Stato, con tanto di proprietà privata e struttura piramidale della società, anche se rimarranno a lungo certe istituzioni di tipo “democratico”, come l’assemblea popolare, che è dotata di grande potere e che può essere convocata anche da un solo cittadino, che suoni la grande campana collocata nella piazza maggiore della città.
Il massimo centro “civilizzatore”, quello che maggiormente fa sentire il suo influsso sulle popolazioni russe, è certamente l’Impero bizantino, che prova ad esportare la propria cultura, anche religiosa, in Russia. E sono proprio due fratelli bizantini, Cirillo e Metodio, ad impegnarsi nella cristianizzazione delle popolazioni barbare del nord (IX secolo) e a passare alla storia come gli “apostoli degli Slavi”.

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