Tra il IX-X secolo, spinti dall’incremento demografico e dall’elevata competizione intertribale, piccoli e numerosi eserciti di vichinghi, molto abili nell’arte della navigazione e del combattimento, abbandonano in massa le loro terre e, dalla Danimarca, dalla Svezia e dalla Norvegia, dove risiedono, si muovono alla ricerca di nuovi spazi, allo scopo, non solo e non tanto di praticare azioni di pirateria o saccheggio, quanto piuttosto di creare degli insediamenti stabili. Queste agguerrite tribù sciamano praticamente in tutta Europa, insediandosi in Inghilterra, in Irlanda, in Sicilia e colonizzando anche l’Islanda e la Groenlandia, che fino allora erano terre disabitate. Raggiungono anche l’estremo oriente europeo, dove contribuiscono, integrandosi con le popolazioni locali, a fondare il principato di Novgorod e di Kiev. Dove arrivano, i cavalieri normanni tendono a stabilirsi in modo stabile e costruiscono dei castelli, grazie ai quali controllano un’area avente un raggio di circa 15 Km, tanti quanti ne può percorrere un cavallo in un giorno, e si organizzano gerarchicamente alla maniera feudale. All’interno del proprio feudo ogni signore è sovrano: egli nomina vescovi e vassalli, così come li depone.
In una Francia dilaniata dalle interminabili dispute ereditarie seguite alla morte di Lodovido il Pio (840), essi giungono al seguito di Rollone, uno dei tanti capiclan, forse di origine danese, e si danno a continui saccheggi nella valle della Senna, finché il re dei franchi, Carlo il Semplice, non trova il modo per fermarli, almeno per un po’, riconoscendo l’autorità di Rollone e concedendogli il ducato di Normandia (911). Emulo di Clodoveo, Rollone accetta il battesimo e diviene paladino del cattolicesimo. Da predone a duca, da pirata a nobile signore: ecco la mirabile parabola di Rollone, un avventuriero di umili origini, determinato e opportunista, abile e fortunato, che riesce nell’impresa di fondare una delle dinastie più illustri di tutti i tempi, ben presto decantata dagli storici, che non esitano ad attribuire a Rollone origini preclare, che risalirebbero niente meno che agli antichi Troiani. Tutto ciò però non basta ai normanni , i quali, con il figlio di Rollone, Gugliemo Lungaspada, continuano a premere contro il regno dei franchi, ottenendo altre concessioni (nel 924 2 nel 933) e facendo della Normandia la maggior potenza dell’intero territorio francese. Nel X secolo, i normanni costituiscono una forza politica di primo piano, che brillerà nel panorama internazionale europeo fino al XII secolo.
La conquista della Sicilia avviene in modo frammentario, grazie all’iniziativa di singoli cavalieri, di solito giovani cadetti di nobili famiglie che, non trovando adeguato spazio a casa loro, escono dalla Normandia in cerca di fortuna e, dopo aver respinto arabi, longobardi e bizantini, riescono a creare feudi e principati, finché, intorno alla fine dell’XI secolo, assumono il controllo dell’intera Italia meridionale. Le conquiste non placano il desiderio di ricchezza e di gloria, che spinge molti giovani rampolli, i cosiddetti “cavalieri senza terra”, a rivolgere le loro attenzioni in direzione della Terra Santa, dove, anche se non dovessero riscuotere successo materiale, potrebbero almeno guadagnare il Paradiso. I normanni si proclamano strenui difensori della chiesa romana e si comportano di conseguenza. Essi non solo combattono contro i nemici della vera fede e si rendono responsabili dell’idea di «guerra santa», che è alla base delle crociate, ma sostengono anche il papato nella sua lotta contro l’impero per il conseguimento del potere universale, oltre che nella sua pretesa di ampliamento del potere temporale, come voleva la “Donazione di Costantino”. La creazione del mito sulle origini normanne si deve a un certo Dudone, uno dei più importanti cappellani del duca Riccardo II di Sicilia, che, su incarico del suo signore (1025), scrive la storia della Normandia, che prende il via proprio con Rollone, descritto come un nobile guerriero danese scacciato dalla sua terra da un malvagio re. Non può esserci un inizio più emotivo e coinvolgente. E così, il mito dei normanni fa il suo ingresso nella storia.
11.1. Da pirati a re
Sospinti da una qualche ragione (attacco di nemici, pressione demografica, crisi di risorse, desiderio di star meglio), interi clan lasciano le loro terre portando con sé le poche cose che possiedono e vanno in cerca di fortuna. L’obiettivo minimo è quello di sfamarsi, quallo massimo di conquistare un ricco territorio dove poter vivere in pace. Alcuni propongono scambi di beni e rapporti pacifici, altri puntano direttamente su azioni di forza. Sono Ungari e Normanni. Hanno poco da perdere e molto da guadagnare. Assaltano i paesi cristiani da ogni lato, arraffano tutto ciò che possono e si allontanano alla ricerca di nuovi luoghi da depredare. Dove trovano minor resistenza si accampano e, se sono sufficientemente numerosi, tentano l’azione di conquista. Alcuni sovrani cristiani, non riuscendo a cacciarli, scendono a patti coi loro capi e li invitano a desistere dalle incursioni in cambio di un territorio e di un tributo annuo. Nascono così il regno di Ungheria e il ducato di Normandia, dalla forza di questi pirati, che ora diventano re.
13. Presente e Futuro
15 anni fa
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